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Setti di realtà

intangibile #07

Scontato, banale ma a volte raggelante come la premessa di un testo a noi noto. Quando vedo reazioni categoriali, sempre uguali a stesse, mi sale un medesimo sospetto: cosa c’è in realtà dietro a quello specchio? E accantonando paura, affanno, vuoto mi chiedo se c’è un antidoto, un lasciapassare o se già quella che vedo riflessa è la cura, l’antidoto per vincere altra paura, affanno, vuoto. Ci nutriamo di certezze, eterni intervalli di posizionamento, perciò meglio delle piante ci adattiamo.


intangibile #05

L’idea di formalizzare un dato percepito, di concettualizzare una sensazione, di definire, estrapolare il vettore tra la riflessione di un impressione ricevuta e la sua trasmissione nel meccanismo/gesto della descrizione/parola ha nella vita degli umani la sua evoluzione ultima nello stile, tutto ciò che percepiamo interlacciato con l'istinto, una storia, un imprinting scaturisce i nostri propri elementi di espressività basica, dai più reconditi e automatici ridere, piangere a quelli sempre più mediati, dal camminare, alle elaborazioni esistenziali, il risultato da adito alle formulazioni sul nostro gusto e sul nostro stile. >>>

intangibile #03
fuggi prima che il senso del male ti riconosca

Una piattaforma, un inconsueto taglio orizzontale,
un orizzonte visto come “fetta”, brano di un imperturbabile presente

al quale si cerca di “vischiosizzare” una realtà di per se sfuggente.
Il dubbio eterno: indugiare, fermarsi o generare un
“pacchetto” a posteriori, senza scie e strascichi.
Per quale motivo fermarsi a fare i conti?
E' talmente palese, specularmente irridente:
c’è chi già paga suo malgrado, inconsapevolmente, senza peso.


intangibile #06

<<< Analizzando al dettaglio lo stile nei suoi elementi, svestendolo della sua ultima pelle ed entrando nell’universo degli elementi costitutivi emerge il reticolo dei passaggi veicolanti che sono la trasgressione di quello che saranno le norme a posteriori che daranno luogo al gusto. E’ nello stato di sospensione, nella nudità di fatto, nella mancanza di gusti secondari - stato che nella livellante routine imbrigliata da sollecitazioni, da elastici viene anestetizzato - dove è presente l'elemento basico, l'humus costituito da sensazioni prime. In questo ambito si generano le pieghe di un tessuto apparentemente omogeneo, in queste pieghe  si hanno le visioni, solo quelle che non assecondano ciò che si sta vedendo e solo quelle che non traggono esperienza a cascata di ciò che si è già visto. Un mondo periglioso perciò, privo di preconcetti, di scialuppe di salvataggio. Una parentesi dove si trovano solo soluzioni scollate dal contesto, dove ogni percorso di assecondamento è bandito in quanto inusuale, gratuito. E' bivio attidutinale che se si imbocca porta solo ad altri bivi della stessa natura, deviante, che solo fortuna (caso), e perizia riescono a riportare all'interno dei parametri di strade percorribili.


intangibile #15
crucifixion

La trippa, croce e delizia (belly of an architect!).
Questa “Crux”, a parte l’esasperazione dei chiodi
e di una ferita / taglio / cesura nulla ha del simbolo
ancestrale è solo etereo/ammasso della prosaica corporeità del presente.
Un tappeto che non vola ma non nasconde polvere,
un quasi svolazzante arazzo, sberleffo di nudità, di ludibrio privato,
della divaricazione del nostro essere.


intangibile #11
also sprach zarathusta

Sarebbe comodo, molto comodo, funzionale, pacificatore, tranquillizzante fare un bel pacco super condensato e poi sentirsi dimentichi, alleggeriti, altri. Il "miracolo" dell'evaquazione, si tira lo sciaquone senza gesti di meraviglia su ciò che si fatto e si procede. La cosa insipida è che la sensazione di un miracolo analogo alberghi parallela in noi come fossimo l'illuministico tutt'uno macchina di de La Mettrie. Unico rapporto con la "cosa" è quello recuperabile dal portatore/osservatore della cosa stessa, dell'artificio spacchettato asciugato dalle metafore e pieno di se stesso.


intangibile #10
campo di grande concentramento
Una memoria gocciolante, quasi asciugata dalle perdite, dalle sovrapposizioni vitalistiche, dall'incapacità di trovare un tema, un nesso conduttore, un sintomo, simbolo dell'inutilità del bene e del male, un al di là terreno, utilizzabile, che sia di conforto, di realizzazione.


intangibile #18
prima di ogni possibile di comprensione
Scivolare, scivolare, scivolare, tutte le fasi sono fasi di altre fasi, la ridicola pretesa di mettere dei punti, la totale distrazione dalla tensione dell'eterno chiasmo. Siamo attraversati dal tempo, oltre il sole, il freddo e la paura. I bambini che muoiono sono nulla, molto meno di chi rimane, magari mutilato, aggravato dal tempo che lo sorpassa e lo trattiene. E' necessario fluttuare per agognare una sopravvivenza.

 

 intangibile #17
dentro la piega
Mesto come una piega ignorata eppure presente è l'attimo, la sensazione paradossalmente privata di esserci, di avere un'autonoma generazione che vada oltre il battito cardiaco, una presunzione casta di esistenza, il vero luogo non necessario e senza attribuzioni, l'apertura totale al turbine, a ciò che si è detto essere.



intangibile #08
fuoco centrale
Un'inappropriazione indebita nel senso che nasce e non ci si è accorti che sia nato, una comicità prima del primo sentore dell'oggetto comico, qualcosa senza radici votato alla casualità come una barzeletta, una misura però dei nostri passi, della difficoltà delle relazioni, uno spartiacque nel migliore dei casi arrotondato, sinuoso e fiero di far passare aria.


intangibile #16
homo sacer
Ecco l'uomo, una messa al bando reciproca "atomica", una replicazione di se stessi reiterata e costellata da contigui distinguo, un insulso tutt'uno, parte biologica cosciente e una risultante costantemente messa in dubbio e a volte azzerata. In mezzo scorre ciò che è dato di vedere.


intangibile #15
gas
Un polmone che respira, mandante di gas propellente per le nostre necessità, per le nostre conversioni crudo-cotto, per le nostre calorie, fine per la ripresa dalle stanchezze, per le parentesi, per le manie. Austero nel suo gonfia-sgonfia come un paradosso, come un'ombra, come un dio azteco dichiaratamente pericoloso e bonario.


 intangibile #18
potresti attendere tutto il tempo del mondo
Avrebbe dovuto sputare in alto sulla nuvola integrata e nei dintorni immagini e suoni costruite ad hoc da registi e performer internazionali. Questo se avesse vinto il concorso indetto da MAXXI poco prima che il museo fosse ultimato. Installarono invece lo splendido mega scheletro con il naso pinocchiesco di De Dominicis, sicuramente altrettanto duro e forte. Era in progetto una Zattera della Medusa ( Géricault ) contenente "tutto" il vissuto del mondo, conquiste, gioie, desolazioni, catastrofi, eventi gratificanti, guerre, dettagli quotidiani, lager, un loop ininterrotto che pulsasse giorno e notte anche a museo chiuso. Un invito a fare il "blade runner", un giogo, un passaggio scomodo, un elemento di cui avere una repulsione consapevole.